lunedì 8 gennaio 2007

Della materia e della energia

Da ragazzo mi entusiasmavo, durante le mie battute di pesca sportiva col mio babbo e mio fratello, come l'oscurità del cielo nascondesse tutto ciò che vi era dentro compresi noi stessi, appollaiati sugli scogli, lungo il litorale più bello che esiste a Messina e credo anche nel mondo intero: lo stretto omonimo della città della Madonna della Lettera.
La cosà più strana ed al contempo immediatamente sincera e pacificante era la bellezza della natura tra mare e cielo, di notte, cieca dell'ormai assolata giornata appena trascorsa ma pavidamente orgogliosa di mostrare ancora il suo enorme fascino...

Sintesi di questo stato di realtà era la cattura del pesce, fin dall'attacco all'amo, il sussulto della canna contro gli scogli, l'energia sprigionata era lì concentrata, ma non limitata dall'animale catturato e ancora non salpato, meno che quella del pescatore notturno proteso con i muscoli sugli scogli impervi...

Tutto quello spettacolo racchiudeva una parte di spazio e di tempo, nella quale noi miseri attori muovevamo i nostri corpi sullo sfondo della realtà...

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